Open è un collettivo ed una associazione, nasceil 16 ottobre di due anni fa dall’esperienza del Catania pride 2023, grazie ad attivistə che hanno deciso di riunirsi e creare un’associazione Queer con un ruolo puramente politico. Ce ne parla Anna Chisari, attivista di Open e del Catania Pride.
Open ha permesso la prima marcia per le vittime dell’odio transfobico (trans day of remembrance), ribattezzata poi “Revenge”, e ha riportato a Catania una scena drag più politica, pubblicizzando per esempio il referendum o andando a comprare il pane in drag. Il loro scopo è essere politiche queer in ogni aspetto della loro vita. E Catania? Come si comporta? La risposta risiede nelle sue radici storiche.
Se Catania è sempre stata una città queer in cui la realtà omosessuale era abbastanza accettata, già durante l’epoca fascista, a causa del capo della questura Molina, i cambiamenti furono tali che si attivò una forte forma di repressione. Oggi Catania reagisce come qualunque città: la marcia è l’unico momento di rumore che la fa risvegliare. Allo stesso tempo è stata una delle primissime città che nel 2000 si è attivata e ha manifestato col Pride. Accoglie, ma ha bisogno comunque di cambiamento.
Il Pride è un evento complesso, autofinanziato grazie ad Open: solo negli ultimi mesi sono stati tanti gli eventi – drag show, momenti artistici e soprattutto politici – che hanno contribuito a finanziare l’iniziativa. Tanto e tanto attivismo – che non retribuisce e che richiede tante forze – ha reso possibile quest’anno una delle più grandi manifestazioni di questo tipo in 25 anni.
Il pride però è una manifestazione che riceve annualmente molte polemiche, la più gettonata è quella della cosiddetta “sfilata”, o ancora peggio “carnevalata”. La verità è che il Pride nasce dalla discriminazione delle donne trans e ispaniche prese di mira dalla polizia. Dopo molti episodi di questo tipo, decidono di attivarsi contro l’abuso di potere. Le madri politiche e Queer sono Marsha P. Johnson e Silvia Rivera, che con l’aiuto di altre persone della comunità, sono riuscite a manifestare e a bloccare le autorà locali costrette a barricarsi per tre giorni. Così nasce il Pride.
Da lì molte cose sono cambiate. Da un lato il pride ha acquisito popolartà, dall’ altro lato si è addirittura arrivati alla tendenza del “rainbow washing”: alcune aziende si colorano dei colori dell’arcobaleno solo per il mese di giugno per apparire promotori della causa. Non è quindi tutto oro ciò che luccica. Tuttavia, anche il finanziamento delle aziende comincia a venire meno soprattuto a causa di ragioni politiche.
Il pride di Catania invece è tra i più politici della scena, marcia da solo con le proprie forze in maniera grande e radicale, non chiede aiuti esterni, si autofinanzia, diventando motivo di orgoglio e strumento per raggiungere lotta e cambiamento.
Gli attivisti vogliono normalità, e vederlo sempre più attivo è forse un segno che qualcosa sta cambiando nella nostra società, in un mondo in cui sembra che i diritti siano scontati, la realtà è che per alcuni non sono poi così accessibili. La lotta Queer dà speranza in una società in cui fino a qualche tempo fa, mi riferisce Anna, l’unica soluzione per molte donne trans era quello di prostituirisi a San Berillo con la prospettiva di riuscire a vivere fino ai sett’antanni con una pensione sociale e morire progressivamente di sifilide o HIV.
La narrazione giusta riguardo al pride è che si tratta di un momento di lotta. Può lo slogan “Love is Love” portare avanti questa manifestazione? O è il caso di dire che c’è il rischio di una fossilizzazione sulla tematica dell’amore?
La risposta per Anna è “Love is not Love”, l’amore non è il nostro punto principale, non è il nostro fine, la nostra è una lotta non per il diritto all’amore, ma per il diritto all’esistenza, per renderla pari e uguale a tutte le altre. La comunità Queer permette di essere tutto, tocca ogni livello, che include e non marginalizza nessuno. Inoltre, Open ha aperto una campagna dal nome “Accura”, riguardo i diritti tolti alla comunità Queer, sottolineando che è il caso di allarmarsi, è il caso di difendere i diritti conquistati con tutte le forze. La comunità Queer vorrebbe più attivistə, e vorrebbe sentire un supporto maggiore dalla comunità, anche solo un aiuto offerto per un giorno.
Il pride di Catania è questo: non una festa, ma una lotta.