Il 28 febbraio il giornale La Sicilia pubblicava la notizia dell’ultimo incontro dei seminari antimafia organizzati dall’università, dedicato a Pippo Fava. L’articolo giustamente e meritoriamente rende giustizia alla figura del giornalista ammazzato dalla mafia, al suo coraggio e alla sua determinazione nel denunciare l’esistenza di un sistema mafioso che aveva rapporti organici con mondo politico-istituzionale e esponenti della grande impresa. Giustamente e con esattezza viene ricordata quella breve, intensa e tragica stagione. Giustamente viene ricordato che “altri” allora “fingevano che la mafia non esistesse”. Altrettanto giustamente che Catania era “una città che si rifiutava di credere che Nitto Santapaola era un mafioso”. Giustamente viene detto infine che alle denunce di Fava “le istituzioni e la politica reagirono con veemenza, diffamandolo, isolandolo.”
Tutto giusto. Tuttavia, ci si chiede: questi “altri” che fingevano che la mafia non esistesse, che si rifiutavano di credere, che diffamarono Fava, chi erano? Questi “altri” allora chi erano, se non anche la Sicilia su cui oggi il pregevole articolo è stato pubblicato? Su quale giornale, se non su La Sicilia, venne pubblicato il necrologio di un mafioso a firma dell’uccisore di Fava, mentre non si volle pubblicare il necrologio del commissario della squadra mobile di Palermo, Beppe Montana? Su quale giornale, era il 1984, si scriveva che: “non abbiamo in questa parte della Sicilia orientale manifestazioni di tipo mafioso, tranne qualche sporadico esempio, peraltro immerso ancora malgrado tutto nella più fitta oscurità (caso Santapaola, ad esempio)”? Era il 1984, Fava è stato ammazzato a gennaio, la Procura di Palermo ha già accusato Santapaola di essere il mandante della strage della circonvallazione di Palermo, su di lui pende un mandato di cattura per l’assassinio di Dalla Chiesa, da anni è latitante. Su quale giornale, pochi giorni dopo l’uccisione di Fava, il giornalista Tony Zermo escludeva la matrice mafiosa del delitto, spostava fuori da Catania i moventi, sottilmente dava adito alle dicerie sulla vita privata di Fava e paventava una improbabile – già in quel gennaio – cospirazione di grandi interessi economici esterni per ‘colpire la città’ (immune dalla mafia)?
Quel giornale, che ha scritto una delle pagine più buie del giornalismo italiano, è La Sicilia. Quel giornale è La Sicilia, che oggi opera una rimozione di quel passato ed è come se si auto assolvesse. Ma quel passato, senza un serio esame di coscienza rischia di non passare mai.