Catania

Il verde di Cibali deve essere un parco

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15 ettari di verde a rischio per palazzine e strade. A Cibali in gioco l’ultima occasione per un vero parco in una città senza verde. Ma vice-sindaco e politica pensano all’ennesima speculazione edilizia.

Nell’ultima città d’Italia per vivibilità ambientale i nostri illuminati amministratori continuano a proporre progetti di cementificazione e speculazione edilizia. L’approvazione in consiglio comunale del Piano Regolatore del Porto messo a punto dall’Autorità portuale del mare di Sicilia orientale (di cui abbiamo parlato nello scorso numero) minaccia lo sversamento di più di 3 milioni di metri cubi di cemento. Ora, gran parte di 15 ettari di verde a Cibali rischiano di essere edificati.
Forse l’unica zona verde rimasta della città, miracolosamente salvata dal ciclo del cemento: a risparmiarla il fallimento di Sicilcassa e dell’operazione speculativa dei Cavalieri del lavoro.
15 ettari che il consorzio di liquidatori della Banca d’Italia tenta di vendere da decenni. Il costo si è abbassato vertiginosamente: per comprarlo 15 anni fa servivano 47 milioni, oggi 4,9.
Ma adesso molti chiedono che questo spazio sia risparmiato dall’ennesima colata di cemento. E che il Comune di Catania lo acquisti per creare un parco, o un’area protetta. Insomma che diventi patrimonio comune della cittadinanza. In una città senza un vero parco e — giova ripeterlo — ultima nelle classifiche per vivibilità ambientale e verde fruibile.
Sembra però che il pubblico interesse sia estraneo dall’orizzonte mentale della nostra classe dirigente. Nella sua storica funzione di Comitato d’Affari del Cemento, non può pensare a un futuro che non sia speculazione edilizia. Così quella di Cibali è l’occasione di vendere ai privati e costruire social housing, morbido eufemismo per l’ultimo capitolo del sacco cementizio.
Così Paolo La Greca, vicesindaco e assessore all’urbanistica ha detto, in una curiosa neolingua che maschera per pragmatismo gli appetiti speculativi: «lo slogan “basta cemento” è suggestivo, ma bisogna anche guardare alla realtà delle cose». In un’intervista ha dichiarato che:

«Un parco lì sarebbe molto più grande della villa Bellini. E villa Bellini ha attorno piazza Roma, via Etnea… Lei si sentirebbe sicura a passeggiare in uno spazio verde così grande in una zona che non ha le caratteristiche urbanistiche che esistono attorno a villa Bellini?».

A quale realtà si riferisce l’assessore? La realtà delle cose è che le palazzine e gli eco-mostri non sono inevitabili, che ci sono possibilità per non lasciare il terreno in mano private (come uno scambio perequativo tra il Comune e il Consorzio in liquidazione, o vincolare l’area al Piano urbanistico generale).

La realtà delle cose è che Catania non ha un vero parco, che cementificare l’ultimo pezzo di suolo inedificato è una follia. Catania, l’unico capoluogo dove il verde fruibile è diminuito rispetto al decennio scorso. Catania prima città d’Italia per numero di automobili, dove il consumo di suolo è altissimo da anni, pur essendo cessata ogni crescita demografica.

A Cibali vogliamo un parco. Un parco: presenza ovvia in qualsiasi città d’Europa, in questo angolo di mondo suona come un sogno impossibile. Ma deve essere un diritto dei cittadini, un patrimonio comune degli abitanti.

L’occasione è unica e non va sprecata. Si può riscrivere il destino di Catania. Si può farla finita con una stagione di non-sviluppo fatto solo di feroce deturpazione ambientale e civile, di miope speculazione, si può dire basta all’ultima, inaccettabile smania di cementificazione.

*Qui la petizione online portata avanti dal M5S per creare un parco:  

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