Voci minori

L’angelo della morte

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Liquidamente cola giù dalla finestra
il veleno della notte,img_0406
l’ombra tua assale
i miei ricordi e
come un’immagine reale
si presenta a me la tua Morte.
I neuroni sprofondano
in un sonno pesante,
la terra inghiotte la mia vitalità
e merli affianco a lui
precipitano,
vivi, ma privati dell’ala,
come i miei sogni abbandonati
nell’inferno di un padre malato.
1 Georg Trakl
Un epilettico mi guarda
è steso, tronco d’albero,
irrigidito, mi parla:
«si vive con gli uomini, Dio non esiste,
la poesia a a a»
(un lamento)
La sua figura ripercorre
strade già percorse nel passato.
Mi apparirai tu che hai
il volto lucente e
la parola che invoca
sillabe lontane;
scendendo in un labirinto
fra le foglie,
l’edera e
i profumi di un ospedale
dove i bambini contano
i sassi, dondolandosi
fra il vissuto e il morente.
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Mi apparirai Angelo della Morte,
vestito di stelle, come un Dio,
nella miseria di un’estate ormai finita.
Io bambina.
Tua sorella.
Tu uomo santo e morto.
Prendi la pillola, disse la madre,
io l’inghiottivo
eppure, l’Angelo mi baciò.
Rintocchi di campane,
lamenti disordinati,
l’assurdità di canoni sociali
come i funerali
si riflette nei civili:
«Signora condoglianze»
e quella si disintegra come cenere.
L’angelo la prende per mano
e in tutti i secoli
è il suo amico fedele,
a lei non appartengono più
i suoi stessi occhi.

Illustrazioni di Francesca Squillaci