L’opera street art di TvBoy, a Taormina, che rappresenta Camilleri con la sua celebre frase.
Il quinto quesito referendario riguarda un tema che ci tocca da vicino: la cittadinanza.
Cosa chiede il quesito n.5? Di fatto, si propone l’abrogazione parziale di una norma contenuta nel cosiddetto “Decreto Cutro” (DL 20/2023), che ha inasprito le condizioni per il riconoscimento della protezione speciale e per il soggiorno sul territorio italiano. In particolare, la modifica contestata ha inciso sul percorso verso la cittadinanza per alcune categorie di migranti, rallentandolo o rendendolo inaccessibile.
Votare “Sì” significa voler tornare a un sistema più giusto e umano, che non ostacoli l’integrazione di chi vive, lavora, studia, cresce in Italia. La cittadinanza non è solo un pezzo di carta, ma il riconoscimento di una realtà che viviamo: bambini nati qui da genitori stranieri, studenti che parlano italiano meglio della lingua madre dei genitori, lavoratori che contribuiscono alla nostra economia, eppure esclusi dal pieno esercizio dei diritti civili.
Eppure, c’è chi voterà “No”. Il potenziale votante sostiene che il Decreto Cutro rafforzi la sicurezza nazionale e limiti gli abusi nei percorsi di regolarizzazione. Alcune forze politiche lo ritengono necessario per contrastare l’immigrazione “illegale” e mantenere il controllo sui flussi.
Ma davvero sicurezza e diritti devono essere in contrasto? Oppure possiamo immaginare un Paese che riconosca come cittadini anche coloro che cittadini già sono, nei fatti e nella vita quotidiana? Sappiamo bene che spesso alcuni politicanti aizzano le masse, fomentando la paura su pericoli che nemmeno esistono, o che tuttalpiù sono molto minori. “L’altro non è altro che me stesso allo specchio” diceva un anziano Andrea Camilleri. E quanto è vera quest’affermazione.
Andare a votare è un diritto, ma anche un dovere civico. I referendum abrogativi hanno bisogno del quorum (50%+1 degli aventi diritto al voto): ogni astensione è, di fatto, una scelta politica. In un’epoca in cui la cittadinanza rappresenta un riconoscimento chiave per persone che sono italiane, ma non per lo Stato, è il momento di decidere da che parte della storia vogliamo stare. Ecco perché è importante informarsi, confrontarsi e poi metterci la penna. E la faccia.