Sarebbe effetto di un non sorvegliato pessimismo scrivere soltanto delle cose negative della nostra facoltà. È costume frequente in effetti che si abbiano solo cose da ridire. Per il piacere, cantava Battiato, di stare insieme solo per criticare.
L’organizzazione dipartimentale, pur con alcuni ritardi nelle comunicazioni (vedi le date d’esame) comuni al disum, tutto sommato funziona: chiari i programmi e le modalità d’esame. E non mancano alcuni/e docenti di vaglia (chi di noi almeno una volta non è uscito entusiasta da un’ aula dopo una lezione?).
Non siamo neanche tra le facoltà più inguaiate di unict: ce lo ricordano le peripezie dei nostri più prossimi colleghi psicologi (il secondo anno trasferito a Cibali con pochissimo preavviso, lo scorso semestre senza un paio di materie, con una disorganizzazione sistemica nei tirocini) o letterati (gli ultimi del disum a ricevere le date degli esami, mentre le altre facoltà le sanno da settembre).
Tuttavia i problemi ci sono. Potremmo enumerare singole questioni (perché il programma di una materia del secondo anno contempla solo e soltanto un unico autore, ad esempio) ma richiederebbe troppo spazio.
Limitiamoci a qualche considerazione d’insieme. Sia chiaro, lo facciamo solo per il grande amore e il rispetto che nutriamo verso la nostra università. Guardando l’erba dei vicini forse ci si accorge che la nostra potrebbe essere più verde. Ad esempio: i nostri conterranei di Messina e Palermo hanno molte (se non tutte) materie da 12 cfu, mentre nel nostro corso neanche una. Non che 12 cfu siano un valore di per sé ma possono garantire una formazione più strutturata almeno nelle materie fondamentali.
Si prenda la materia di storia della filosofia. 9cfu per una materia essenziale, tutta l’età moderna e contemporanea in qualche mese. Non sono in discussione la qualità delle lezioni o i meriti del docente: ma forse c’è il rischio che così il corso sia sbrigativo e manchi il tempo per approfondire. C’è il rischio che assomigli a un -ancorché necessario – corso 0 di filosofia, troppo simile a un’esperienza liceale. 3 cfu in più potrebbero garantire uno spazio maggiore di approfondimento e lettura dei testi (lettura che da noi spesso è l’eccezione).
Avere materie da 12 cfu potrebbe anche frenare la proliferazione di materie affatto simili le une alle altre e la ripetizioni di nozioni.
Inoltre, altri atenei d’Italia presentano una maggiore flessibilità nella didattica e nella scelta delle materie. A Lecce, per fare un esempio, sono contemplati già dalla triennale due curricula: uno storico e uno interdisciplinare, con ampia libertà nella scelta delle materie, da noi alquanto ristretta.
Se non bizzarra: ad esempio i corsi di filosofia del linguaggio e della scienza non sono obbligatori. Ciò rende materie fondamentali nel curriculum di un filosofo meramente facoltative.
Autoritratto del 1615 della pittrice Artemisia, simbolo di denuncia contro il potere degli abusatori