Università

60 cfu: tra opportunità e rischio precarietà nel futuro dell’insegnamento

Come i percorsi di alta formazione annienteranno il futuro dell’insegnamento e l’economia interna dei singoli nuclei familiari.
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L’insegnamento è diventato un settore sempre meno professionalizzante. Secondo alcuni dati ISTAT aggiornati al 2023, il numero di insegnanti in tutta Italia è aumentato del 13,8% (da 183.181 a 208.378) nelle scuole secondarie I grado e del 25,33% (da 257.227 a 322.380) nelle scuole secondarie di II grado. In particolare, in Sicilia gli insegnanti ammontano a 21.118 nelle scuole secondarie di I grado e 30.420 nelle scuole secondarie di II grado.

Il bando di concorso per i percorsi di alta formazione degli insegnanti, ovvero i cosiddetti 60 cfu che peraltro sono a numero chiuso, all’8 maggio 2025 prevede un ammontare di 2829 posti assegnati, di cui 711 presso l’Università degli Studi di Catania, 1218 presso l’Università degli Studi di Palermo, 750 presso l’Università degli Studi di Enna “Kore” e 150 presso il Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania. Così, in media, solo il 5,5% degli aspiranti insegnanti siciliani, in prospettiva, avrebbe modo di realizzarsi nel mondo dell’insegnamento. Quindi, il rimanente 94,5% dovrà tentare di accedere a bandi di anni accademici successivi e nel mentre pensare a trovare un lavoro di ripiego per sopravvivere.

E se la situazione fosse più critica di quanto sembri? Quel 5,5% di potenziali insegnanti è una percentuale che non tiene conto del costo di partecipazione. I costi dei percorsi di formazione iniziale dei docenti da 60 e 30 cfu prevedono, esclusi di quota di ammissione e saldo della prova finale, un ammontare di tasse universitarie pari a:

–          2500 euro in generale o 2000 euro per studenti in possesso dei 24 cfu o iscritti a corsi di magistrale o equipollenti o 1500 euro per iscritti ai corsi di laurea magistrale o magistrale a ciclo per i 60 cfu e 1500 euro per i 30 cfu presso UniCt.

–          2500 euro per laureati e diplomati o 2000 euro per laureandi e diplomandi per i 60 cfu e 2000 euro per i 30 cfu (riserva 45%) o 500 euro per i 30 cfu (secondo periodo) presso UniPa;

–          2500 euro per i 60 cfu e 2000 euro per i 30 cfu con possibilità di riduzione sulla seconda rata del 10% per chi ha conseguito un titolo di studio presso l’UKE e del 15% per gli studenti iscritti contemporaneamente a corsi di studio della stessa UKE;

–          2300 euro (o 2000 euro per allievi interni) per i 60 cfu e 1800 euro (o 1650 euro per allievi interni) per i 30 cfu presso il Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania.

Stimando un dato grezzo annuale di reddito medio disponibile per un nucleo familiare costituito in media da figure genitoriali impiegate e due figli non occupati, esso ammonterebbe a 32.202 euro a Catania, 31.632 euro a Palermo, 27.804 euro a Enna. Quindi, in media un nucleo familiare siciliano spenderebbe nel pagamento delle tasse universitarie sopracitate una percentuale approssimativa tra il 4,66% e il 7,76% a Catania, l’1,58% e il 6,32% a Palermo e tra il 7,16% e l’8,96% a Enna. Tali percentuali sono pericolose. Quel 5,5% di studenti potrebbe diminuire vertiginosamente per “sofferenza economica” dei singoli nuclei familiari. La riforma dei 60 cfu porterebbe a un incremento del tasso di disoccupazione e del precariato già tra i giovani a causa dell’evidente problema radicato nel riconoscimento economico e sociale della professione dell’insegnante, molto lontana dall’ideale desanctisiano. Insegnare non può e non deve essere un lusso. 

L’impegno degli studenti in questa vicenda è essenziale, Unione degli Universitari si è già mossa per proporre delle modifiche al DPCM sui 60 cfu, critiche e perplessità sono state espresse anche da Primavera degli Studenti. Anche a Catania qualcosa si muove: a novembre 2024 gli studenti e le studentesse dell’associazione universitaria Koine hanno indetto un sit-in in Piazza Dante, dal titolo “insegnare? non me lo posso permettere!” Molto bisogna ancora fare, ma questa è la direzione in cui lottare. Lottare per salvaguardare le generazioni future. Ci auspichiamo che ciò possa diventare aspirazione comune di tutte le associazioni e di tutti gli studenti.