Purtroppo un numero crescente di testimonianze e di dati ufficiali ci pone davanti ad una realtà allarmante: le molestie sessuali sono ancora considerate un problema di scarsa importanza nel mondo accademico. Secondo un’indagine condotta dall‘Unione degli Universitari (UDU) su circa 1.500 studenti, il 34,5% ha sentito parlare di eventi riguardanti molestie o violenze all’interno degli spazi universitari. Come emerge dall’indagine molti studenti temono di denunciare per paura di ripercussioni sulla propria carriera accademica. Infatti il 22,4% degli intervistati sostiene che l’università non favorisca coloro che si mostrano disposti a denunciare i molestatori. Ciò rafforza la convinzione – più diffusa – che denunciare l’autore delle molestie alla fine non porti a dei risultati concreti perché tanto quest’ultimo non verrà mai punito dalla legge.
È importante ricordare che negli ultimi otto mesi la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) ha registrato 243 segnalazioni di abusi e di molestie, di cui 51 di natura sessuale. In seguito a questi casi, soltanto 18 atenei su 85 hanno deciso di attivare degli sportelli antiviolenza. Inoltre c’è molta disinformazione sul tema come si evince dall’indagine dell‘UDU: il 62,1% degli intervistati non è a conoscenza dell’esistenza di tali servizi offerti dalle università.
Nonostante tutto, in diversi atenei si stanno muovendo numerosi collettivi studenteschi che si fanno portavoce delle testimonianze e che promuovono delle riforme volte a contrastare questo fenomeno.
“Vogliamo regolamenti chiari, un codice di condotta vincolante e sportelli realmente indipendenti,” afferma una rappresentante del collettivo Non una di meno Università.
Per cambiare le cose è necessario promuovere una cultura del rispetto, poi l’istituzione di presidi antiviolenza, la sensibilizzazione degli studenti e la formazione dei docenti.