In un Paese che ama definirsi culla della cultura è quasi ironico che l’abbandono scolastico e il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training) siano ancora piaghe endemiche, soprattutto nel Sud Italia. La Sicilia, sfortunatamente, merita un’analisi più urgente.
Secondo i dati ISTAT, il tasso medio di abbandono scolastico in Italia nel 2023 si attestava intorno all’10,5%. In Sicilia sale al 17,1% (!), e Catania al 25% (!!). Paesi come Francia (7,5%) e Paesi Bassi (5,2%) sembrano di un altro mondo (il primo).
L’Italia detiene il primato europeo dei giovani NEET tra i 15 ei 29 anni: il 19%. In Sicilia si tocca il 30%: un giovane su tre non studia, non lavora e non riceve formazione. Riduttivo parlare di disoccupazione giovanile: si tratta di desertificazione educativa e professionale.
Le cause: tra fatalismo e fallimenti
Quasi 1 minore su 2 in Sicilia vive in povertà relativa (disuguaglianza rispetto agli standard di vita del contesto sociale in cui si vive). E le scuole non aiutano: l’Italia è il Paese che spende meno in istruzione tra le grandi economie europee.
Preoccupante è la carenza di tempo pieno nella scuola primaria: solo il 9,5% delle classi a Catania e il 6,5% a Palermo lo garantiscono, i dati più bassi del Paese. Mense, asili nido e scuole dell’infanzia accessibili sono rari. Così, a fine ciclo, un bambino catanese ha accumulato quasi un anno in meno di scuola, formazione e socializzazione rispetto ai coetanei del Nord. Un vero e proprio furto di futuro.
Le conseguenze. Abbandono scolastico e NEET non danneggiano solo i singoli, ma l’intera società. Un Paese che non forma i suoi giovani è un Paese che sceglie di restare indietro, con un tessuto sociale sempre più fragile.
Una speranza possibile. Eppure, esistono realtà virtuose. Tantissime, e sono la ricchezza della città. A Catania operano associazioni come Addiopizzo, Centro Astalli, Musicainsieme, Trame di Quartiere, cooperativa Prospettiva, il consorzio Il Nodo, molte parrocchie e volontari. Da poco, a San Leone è nato il primo Patto Educativo Territoriale: scuole, parrocchie, servizi sociali e cittadini insieme per creare una Comunità Educante.
Vanno supportate. Andiamo a conoscerle. Lottiamo per il tempo pieno nelle scuole catanesi!
Il problema non è che i giovani siciliani non vogliono studiare o lavorare. Come si può prospettare in questi termini la realtà, se quest’isola non è capace di fornire lavoro ai propri abitanti? Il richiamo alla loro poltroneria oltre che poco meditato, suona mistificante. È che si è smesso di credere in loro.
Serve una visione a lungo termine, investimenti strutturali e una nuova mentalità. E non schiacciarsi su un’immagine folcloristica del sud, solo mare, turismo e agricoltura. Serve considerare la scuola una priorità nazionale. Ogni ragazzo lasciato indietro è un fallimento collettivo. Non è un imprevisto. È un progetto fallito. Con troppa complicità.