Catania

Le politiche securitarie non funzionano: la tolleranza torni a temperature sopra lo zero

photo-2025-09-01-14-32-09

“Un passo importante per la sicurezza e il decoro della città” così Giuseppe Arcidiacono, vicepresidente del I Municipio, MpA, salutava lo sgombero o “riqualificazione” o “recupero” o “ripristino del decoro urbano” addirittura “bonifica” e “risanificazione” della “voragine” di corso Sicilia, ovvero la rimozione di una baraccopoli, l’identificazione ed espulsione di cinque extracomunitari e la pulizia dell’area. Era il 15 giugno, seguirono altri “interventi straordinari”, in risposta alle sollecitazioni dei residenti di corso Sicilia che riuniti in un comitato cittadino avevano chiesto e chiedono tutt’ora un “impegno congiunto delle istituzioni”.

La città era sconvolta dall’omicidio di Santo Re, avvenuto qualche giorno prima, e quello sgombero (o ripristino del decoro) era una delle risposte dell’amministrazione e delle istituzioni. Si era anche invocato e chiesto l’esercito, si era riunito un “Comitato per l’ordine e la sicurezza” che aveva annunciato anche una mappatura dei parcheggiatori abusivi a Catania, e Trantino con sguardo torvo annunciava: “chi non merita generosità se ne deve andare”. E infatti 5 uomini “senza documenti sono stati espulsi dal territorio nazionale” e quindi anche da Corso Sicilia.

Ma non solo a giugno 2025 il paludoso Corso è stato oggetto di bonifica: a marzo del 2022 un trionfante assessore all’Ambiente Andrea Barresi assisteva allo sgombero di Piazza della Repubblica, preceduto dalla famosa ordinanza “anti-clochard” di Pogliese.

Ma ecco che un paio di mesi dopo lo sgombero-sanificazione-riqualificazione del Corso Sicilia, che, parola di tale Arcidiacono, sarebbe stato un passo importante per riportare la legalità e il decoro nel centro storico, la città è di nuovo sconvolta dalla morte di Alessandro Indurre, parcheggiatore abusivo ucciso da un collega, Habtom Hailu, proprio in corso Sicilia, per giunta dopo una settimana di sparatorie notturne. Chiunque invoca una sicurezza che sembra assediata irreparabilmente, e si annunciano altri “Comitati per l’ordine e la sicurezza”, si chiedono le dimissioni dei ribelli della maggioranza, interviene perfino Razza.

Qualcuno potrebbe chiedersi: Ma come? Dopo mesi, ma che mesi? Dopo anni di ri-sanifiazioni, un extracomunitario accoltella a morte un collega! (e dov’era la mappatura di tutti i colleghi abusivi fatta in procura?! Non è bastato due mesi fa espellerne cinque, proprio lì, di extra-comunitari?) nel centro storico!

Il motivo è chiaro, pensa Trantino, pensano quelli che ormai possiamo chiamare i “securitari”: gli interventi non sono stati abbastanza energici, le sanificazioni potevano essere più sanitarie, le bonifiche non sufficientemente buone e sicuramente non abbastanza fiche, i tavoli in procura per l’ordine e la sicurezza meno sicuri e ordinati del necessario. E allora venga l’esercito! Centri storici più decorosi! Corso Sicilia sia abitato solo da siciliani, ma che siciliani? Catanesi! Intervenga il governo che ci ha lasciati soli! E perché no? Anche la commissione antimafia! Al via “operazioni ad alto impatto” (mediatico?). “Pugno di ferro” dice Trantino in un’intervista a La Sicilia: tolleranza zero! Ma che zero? Tolleranza zero spaccato, zero assoluto, tolleranza sotto zero, bisognerà sparare a zero, azzerare il numero di clandestini, chiamare, invocare l’esercito con annessi zero zero sette!

Gli insicuri-tari potrebbero rispondere che forse tutti quegli sgomberi e tavoli igienici non funzionano.  Il “pugno di ferro”, penserebbe un pessimista, è un fallimento. Malignamente qualcuno potrebbe anche suggerire che quelle politiche portate avanti da anni non aiutano a eliminare un disagio sociale diffuso, ma al limite lo spostano, sicuramente lo esacerbano. Certamente non bonificano. Un polemico direbbe che sono solo interventi vetrina, di più facile attuazione rispetto ad approcci che scelgono di affrontare le cause sociali della “devianza”: il pugno di ferro e l’espulsione invece del reinserimento nella comunità locale, lo sgombero invece di misure di prevenzione sociale.

Si può solo immaginare in che stato psicofisico si trovano oggi i politici securitari, in quale doloroso cortocircuito logico ed emotivo. Da sempre vivono alimentando la percezione di una diffusa mancanza di controllo e di senso di pericolo, quindi ostentano macistiche capacità di garantire la sicurezza e l’incolumità personale e collettiva. Cercano credibilità pubblica attuando provvedimenti e condotte intransigenti contro i soggetti più indesiderati. Sognano una città biologicamente purificata, o come dicono loro, risanificata, perché liberata dagli indigenti e dai senzatetto, gli “inquinanti sociali”, individui la cui presenza minaccia le qualità estetiche e il decoro dello spazio urbano.

Ma ecco che nel giro di qualche giorno quel sogno è un incubo in cui tutta Italia parla di “emergenza sicurezza” a Catania, e sgomento, in cuor suo l’Arcidiacono di turno si chiede quanti altri “passi importanti per la sicurezza e il decoro della città” manchino alla sicurezza e al decoro della città e Trantino prova già un certo dolore alla mano per avere stretto troppo un pugnodiferro ormai adamantino. Si consiglia di stendere un po’ la mano.