Aumentano le tensioni, si alzano venti di guerra da Oriente ad Occidente: sembrano sgretolarsi le promesse (vacillanti) di 80 anni fa a favore della pace. Così la Commissione europea non esita a prevedere un vero e proprio piano di difesa e di riarmo UE di 800 miliardi, il più consistente dal dopoguerra: come? Rendendo di tendenza l’adrenalina della guerra mostrando il proprio kit di sopravvivenza per 72 ore (e passate queste ore? L’importante è esibire la borsetta chic con tanto di documenti waterproof e cash) e affossando la necessità di salute e istruzione dei cittadini. Tuttavia, è un piano di difesa costruito mentre viene pienamente sostenuto il massacro dei palestinesi – dopo un’apparente tregua, perché una vera non è mai avvenuta. E così agli Stati membri europei è richiesto il proprio contributo economico.
Il governo italiano, che sposa pienamente il ReArm Europe, procede spedito verso importanti tagli a settori fondamentali della tutela e della crescita individuale e collettiva dei suoi cittadini: sanità e istruzione, con le loro conseguenze sociali.
Ad anticipare il taglio all’istruzione in linea oggi al riarmo, spicca – nella generale sforbiciata – quello relativo alle università siciliane di Messina, Palermo e Catania per un totale di circa 35 milioni. L’Università di Catania registra un taglio di 12,5 milioni: la conseguenza è mettere a rischio un insegnamento di qualità e in aggiornamento, il reclutamento di docenti (alcuni si ritrovano ad insegnare ad oltranza, oltre la soglia di raggiungimento della pensione) e la ricerca. Si presenta dunque una generale carenza di risorse e di servizi, come nel caso dello sportello d’ascolto psicologico.
Al fine del riarmo, anche la sanità pubblica italiana sarà ulteriormente ridimensionata: nel mirino, questa volta, vi è la prevenzione del tumore al seno. Il governo italiano – presieduto da colei che dice di essere donna e madre – ha bocciato l’emendamento sullo stanziamento previsto di 6 milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni. Ancora una volta, questa misura – oltre a favorire la sanità privata – cozza con le campagne di sensibilizzazione e di prevenzione del tumore, indirizzate sempre più alle giovanissime.
Insomma: mani di forbici sull’Italia e sul Sud, mentre all’orizzonte gli ordigni vengono schierati e la produzione bellica s’ingrossa.
In questo clima angosciante per noi giovani il futuro è sempre più incerto e sfocato: da un lato aria di insicurezza e precarietà sotto ogni punto di vista sociale, politico ed economico e dall’altro incredulità per la retorica di guerra di cui sono piene le labbra dei leader mondiali, rendendo quasi affascinante la cultura del più forte, anche per mezzo dei trend sui social.
E se, invece dei trend sorridenti sulla guerra, andasse virale il trend di una sanità presente per tutti e tutte e di un’istruzione che seriamente sia di formazione e di supporto allo sviluppo di una consapevolezza dell’essere cittadini – ad ogni livello – e di uno sguardo sul mondo?