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Oltre il chiostro. In che città studiamo?

Fondando InChiostro ci siamo dati l’obiettivo di guardare oltre le mura del monastero, ridurre la distanza con la città reale, provare a capire dove studiamo.

Catania da anni è stabilmente nelle posizioni più basse della classifica della qualità della vita che il Sole 24 Ore stila ogni anno: 92° su 107 nel 2020, 100° nel 2021, 102° nel 2022, 92° nel 2023 e 83° nel 2024. Il miglioramento di nove posizioni dell’ultimo anno è dovuto all’avanzamento di 26 posizioni nella categoria “affari e lavoro”, eccellendo in due sezioni: le poche pensioni di vecchiaia, che sono solo 121 ogni 1.000 abitanti e le imprese sociali, che sono invece 7 ogni 10.000 abitanti. Ma i dati che il Sole 24 Ore interpreta positivamente generano in verità solo una confortante illusione ottica perché si prestano a un significato ancipite: le imprese sociali proliferano per supplire alle mancanze di un tessuto sociale forte e rispondere a un disagio diffuso, le poche pensioni sono invece il segno di un mercato del lavoro storicamente fragile. Spengono l’entusiasmo anche l’arretramento nelle categorie “demografia e società” Catania è la terza città per consumo di farmaci antidepressivi!­ e “ricchezza e consumi”: Isee sotto i 7mila euro nel 50,56% dei nuclei familiari, peggio solo Napoli, Crotone, Reggio.

Salda la sua permanenza sul fondo della classifica nel Rapporto sull’ecosistema urbano di Legambiente: nel 2024 risulta la peggiore città d’Italia per perfomance ambientale. Penultima, ultima, e ancora penultima negli scorsi anni, la città si conferma molto lontana da livelli sufficienti di vivibilità ambientale: è la peggiore in assoluto per consumi idrici (290 litri/abitante al giorno e contemporaneamente disperde quasi il 63% dell’acqua immessa in rete). Peggiora sia sulla ciclabilità che sul verde fruibile e rimane immobile sul consumo di suolo, altissimo da anni. Catania, quinta città d’Italia per tempo trascorso nel traffico e ultima per passeggeri nel trasporto pubblico urbano si conferma poi la città con il più alto tasso di auto circolanti: 79 ogni 100 abitanti.Si posiziona tra le ultime quindici nella produzione dei rifiuti e penultima nella percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Ma non disperiamo!Nel 2024 ha finalmente superato la soglia del 35%, obiettivo previsto per il 2006, solo 18 anni fa!
Nuovi progetti come la costruzione di un inceneritore (tecnologia che tutto il mondo dismette) e il nuovo piano regolatore del porto sembrano condannarla all’ultimo posto per molto tempo ancora (fino a quando? Quando il mar Ionio la sommergerà?)

Alcune osservazioni empiriche e dati, anche se non esaustivi, ci avviciniano alla questione più complessa per la città: il disagio giovanile, che storicamente ­da almeno 40 anni­ grava sul capoluogo. 3 dei 18 Istituti penali per i minorenni in Italia si trovano in Sicilia: Acireale, Agrigento e Catania. Prima città in Italia per baby­mamme (l’età di gravidanza media più bassa d’Italia), Catania ha la mortalità per incidenti stradali tra i giovani più alta della penisola, e, rullo di tamburi, a Catania uno studente su quattro abbandona precocemente gli studi, dato tra i più alti d’Italia. Nel quartiere di S. Cristoforo per esempio il 75% dei residenti ha solo la terza media e solo il 4% è laureato.

Dati che forse aiutano a orientarsi e riconoscere che a Catania ci sono almeno due città. Parlo della città che vediamo attraversando via Plebiscito, il quartiere Antico Corso, quando nei volti degli altri abitanti della medesima zolla di terra stentiamo a riconoscere nostri simili ­ultras, venditori di carne di cavallo, frequentatori dei numerosi centri scommesse. Un’altra lingua, un altro aspetto fisico, un’altra cultura, nel senso ampio del termine: non solo istruzione, ma musica che consumiamo, prodotti di intrattenimento, cognizione del mondo, separano loro da noi, disinvolti camminatori in timberland e colle orecchie otturate da airpods. Un paradosso: l’università, il monastero­acropoli, l’ombelico della città, che forma la cultura di chi insegnerà alla città è spesso un’exclave incuneata in un territorio con cui non comunica e che non conosce.

Quale sbalordimento ci coglierà entrando nelle classi di una delle 352 scuole catanesi, quando affronteremo i volti che incarnano un degrado senza fondo di povertà materiale, educativa, spirituale?

Allo sbalordimento allora dobbiamo fare precedere la lotta, il coraggio, la partecipazione.

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