Quella che sta avvenendo in Serbia è una delle proteste studentesche più grandi degli ultimi due decenni. Da quel 5 ottobre 2000 in cui venne rovesciato il regime di Slobodan Milosevic.
Tutto comincia il 1º Novembre 2024 quando a Novi Sad, città sulle sponde del Danubio nel nord dello Stato, crolla una pensilina della stazione ferroviaria, provocando feriti e morti. L’evento ha scatenato le proteste. È stato percepito come la prova che lo Stato serbo vacillava dal suo interno: l’opera architettonica fu costruita da una società appaltatrice cinese e, a seguito di indagini e processi, ancora in corso, il 30 dicembre 2024 sono state incriminate 13 persone, tra cui un ministro del governo, accusate di corruzione e negligenza.
Il presidente Aleksandar Vučić, il responsabile principale, dall’inizio del suo mandato ha guidato il suo Paese verso un forte autoritarismo che ha contribuito a dare maggior potere esecutivo al suo incarico; cercando di avere sempre un ruolo centrale nelle decisioni del Paese.
Ha limitato la libertà di stampa: censura, taglio di fondi per l’informazione pubblica, repressione violenta dei dissidenti politici. Nel 2016, prima del suo mandato, la Serbia si trovava nella posizione 59 su 180 nell’Indice della Libertà di Stampa di Reporter Senza Frontiere; nel 2024 occupa la posizione 98, segnando un netto peggioramento.
Ha trasformato il ruolo prettamente cerimoniale del Presidente in un ruolo attivo, prendendo parte alle decisioni governative e partecipando a negoziati internazionali. Nel 2019 ha preso parte, insieme ai primi ministri di Albania e Macedonia, all’iniziativa “Open Balkan”, mirante a creare una zona di libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali nei Balcani occidentali. Peraltro presenziando personalmente alle trattative, ha comportato uno squilibrio nei negoziati poichè non erano tra pari.
La vittoria schiacciante del Partito Progressista Serbo alle elezioni del 17 Dicembre 2023, con il 47% delle preferenze alle nazionali, ha suscitato molti dubbi sulla trasparenza e l’opposizione guidata dal Partito della Libertà e della Giustizia (SSP), guidato da Marinika Tepić, e il Movimento Popolare di Serbia (NPS), guidato da Miroslav Aleksić ha accusato il presidente di brogli elettorali.
Emerge l’immagine di un sistema corrotto che gira intorno ai suoi fedelissimi collaboratori, dove la pubblica amministrazione viene affidata agli amici del partito:
– La Serbia ha registrato un punteggio di 36 su 100 nell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2023 di Transparency International, posizionandosi al 104º posto su 180 paesi. Questo punteggio riflette una percezione elevata della corruzione nel settore pubblico.
– Analizzando i dati storici, il posizionamento medio della Serbia nell’indice di corruzione tra il 2003 e il 2023 è stato di 86,86, con un massimo storico di 106 nel 2003 e un minimo di 71 nel 2015.
I settori più colpiti dalla corruzione sono la sanità, la polizia e l’amministrazione pubblica. Ad esempio, un rapporto di Transparency International del 2010 ha evidenziato che il 57% delle tangenti pagate riguardava i medici, il 26% gli agenti di polizia e il 13% i dipendenti dell’amministrazione statale.
Dopo 13 anni ininterrotti al potere, i giovani nostri coetanei sentono l’urgenza di un cambiamento politico. Gli studenti sono scesi per le strade a protestare, alzando la voce, senza piegare la testa per farsi ascoltare e denunciare gli abusi dei loro politici. Nonostante i tentativi di mettere a tacere i giovani, sospendendo per tre mesi le lezioni universitarie e usando metodi di repressione violenta, l’effetto ottenuto è stato quello opposto: infatti hanno deciso di sposare la causa anche gli agricoltori, storicamente vicini al partito di Vučić, mettendo a disposizione degli studenti cibo, posti letto e trattori per le proteste. La mobilitazione generale del Paese sta riscuotendo un grande successo, il premier Vucevic si è dimesso e il governo è in procinto di sgretolarsi. La protesta pacifica, tutta di matrice civile, che si fa strada nell’indifferenza dell’Europa.